Questa commedia, scritta nel 1952, fu subito censurata. La scusa era quella del tema – allora molto scottante – dell’omosessualità, anche se Brancati sosteneva che la sostanza della vicenda è più la calunnia che l’amore fra le due donne. Ma sullo sfondo di un complesso discorso sull’etica e sulla responsabilità individuale, il testo è pieno di accenti polemici contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici, i principi della Sicilia baronale e contro la censura stessa.
La vicenda de La Governante, è imperniata su Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia trapiantata a Roma il cui patriarca, Leopoldo, ha sacrificato la vita di una figlia, morta suicida, ai pregiudizi della sua morale. Caterina è calvinista e viene considerata da tutti un modello d’integrità. Vive perciò segretamente la propria omosessualità, una «colpa» cui si aggiunge quella di aver attribuito a una giovane cameriera dei Platania le proprie tendenze, causandone il licenziamento. Caterina si sente responsabile della morte della ragazza, coinvolta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che la governante deciderà di espiare con il suicidio.
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