Troiane

18.23 gennaio

Tornare alle radici del teatro. Sembra un gesto naturale, anzi necessario, dopo questa lunga fase di silenzio degli artisti e sospensione delle attività: per riprendere vigore, riappropriarci dei fondamenti di quest’arte ancora e sempre miracolosamente viva e portentosa, e gettare nuove basi per il futuro.

Troiane

“Come si può rappresentare oggi una tragedia dopo averne vissuta una ma senza averla vista, senza aver compianto i morti?” Con queste parole Angela Demattè s’interroga sul senso di rappresentare oggi il testo di Euripide, una riflessione che trova risposta nelle parole di Andrea Chiodi: “Se vogliamo trovare uno spiraglio, un fiato di speranza io la ritrovo in quell’inizio di Ecuba in cui la regina dice: “Dobbiamo alzare la testa…”.

 

Ecco, dobbiamo alzare lo sguardo, sollevare la testa e provare ad andare oltre la tragedia, non andrà tutto bene, ma andrà tutto secondo un bene misterioso che noi cerchiamo di indagare.”

 

Con queste premesse Andrea Chiodi, con la collaborazione della drammaturga Angela Demattè, rilegge la grande epopea degli sconfitti troiani – paradigma straziante e altissimo di ogni vinto nella Storia – uno dei più grandi capolavori del canone occidentale che ad ogni rilettura sa schiudere nuovi enigmi e sollecitare nuove interpretazioni e significati, trovando sempre la strada di parlare a ogni essere umano con una forza poetica sconvolgente.

 

Affidandosi al talento immenso di Elisabetta Pozzi e a un cast di straordinari attori come Graziano Piazza, Federica Fracassi, Francesca Porrini e Alessia Spinelli, Chiodi è Demattè danno vita a uno spettacolo che va al cuore dei grandi temi che attraversano la storia e il pensiero della civiltà europea, e che oggi risultano così vertiginosamente vicini ai tempi che stiamo vivendo: il rapporto tra essere umano e destino, il lutto e il compianto, i legami familiari e tra generazioni che eventi enormi e dolorosi travolgono, lasciando chi resta nello smarrimento e nella affannosa ricerca di un senso.

Attraverso questo testo immortale riscopriamo che il senso di vicende luttuose e amare si può ritrovare e superare collettivamente a teatro, nel racconto corale che schiude emozione e riflessione.

 

Portare in scena Troiane dà modo di riscoprire i legami umani e comunitari da cui scaturisce ogni grande rito collettivo, che sia politico, religioso o teatrale: l’ascolto, la condivisione di uno spazio unico e soprattutto la parola corale che in questo innovativo allestimento unisce attori e pubblico in un rinnovato e ritrovato sodalizio, dopo la lunga distanza fisica dettata dalla chiusura delle sale teatrali, per realizzare collettivamente una esperienza nuova e al tempo stesso antichissima di teatro della polis.

 

Un teatro poetico e politico, nuovo protagonista di una stagione di pensiero, creatività e resistenza alle derive e ai pericoli di chiusura, rabbia, solitudine che questa durissima crisi sanitaria, economica e sociale reca in sé.

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