
Mostra a cura di Elisabetta Centore per l’Associazione&Compagnia TEATROANTICO
Medea è il mito (greco antico e multietnicamente moderno) per eccellenza. Una Barbara, Straniera prigioniera della propria passione d’amore e vittima, al tempo stesso, del pregiudizio di chi la emargina perchè la considera l’estranea che si inserisce in un contesto che non è il suo. Medea si macchia del crimine più orrendo che una madre può compiere: l’uccisione dei propri figli, divenendo il simbolo estremo di una femminilità negata. Nell’accingermi ad affrontare questo straordinario personaggio, mi sono imbattuta in molteplici “riscritture” dello stesso mito, chi ha puntato sul mito della barbarie, chi su quello della straniera, chi ha voluto forzare la mano sul sentimento, chi sulla mancanza di una patria, chi l’ha vestita da zingara, chi da libertina femminista, chi da sanguinaria, chi vittima di una persecuzione razziale e quanto più altro ancora. Lo scontro tra Giasone e Medea è leggibile anche come il conflitto tra il denaro e l’amore, la sete di potere e la difesa della propria identità. Da Euripide a Sofocle, da Anouilh a Christa Wolf, da Alvaro a Pugliese, da Jefferson a Grillparzer e centinaia d’altri fra autori, registi ed allestimenti italiani e stranieri, il personaggio di Medea è stato sviscerato fino all’inverosimile. Lo stesso Dario Fo ha scritto, pubblicato ed allestito, un bel monologo dal titolo La Medea nel 1989.
La mostra raccoglie materiali vari locandine, immagini, articoli d’epoca esclusivamente originali di diversi ed importanti allestimenti di questa tragedia, portata sulle scene da straordinarie interpreti del Teatro di tutti i tempi. Una Medea che ha detto tanto e ancora tanto ha da dire.