“Il piacere dell’onestà”, scritto nel 1917, sarebbe un bel messaggio per la società ipocrita e disonesta di questi tempi. È un testo breve, ma non semplice e dalla trama molto intricata, che tratta di temi di carattere esistenziale, come quelli della differenza tra l’essere e l’apparire o tra la “maschera” e chi si è veramente.
Come già in Pensaci Giacomino e in Ma non è una cosa seria Pirandello usa l’espediente del falso matrimonio su cui si confrontano personaggi costretti a togliersi la maschera dietro la quale hanno ingannato loro stessi e gli altri. Si rivela così il vero volto della varia umanità dei protagonisti. Chi finora era apparso al sommario giudizio degli altri un disonesto a cui affidare un’azione infame si rivela invece una persona rispettabile e chi agli occhi dei buoni borghesi godeva di alta considerazione, un marchese di alto lignaggio, si manifesta per quello che è: un uomo infido e mediocre nelle azioni e nei sentimenti.